destionegiorno
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Mi chiamo Emilia Otello, nata a Monopoli (ba) residente a Polignano a mare. Ho 4 figli e 3 splendidi nipotini. Diplomata all’ITC di Castellana Grotte. Fin da piccola ho sempre amato la poesia e il poema... ne ero affascinata, ma inconsapevole di aver la minima capacità di scrivere. È nato tutto per ... (continua)
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Emilia Otello
Le sue 48 poesie in Introspezione
| Si rompe il cerchio dell’equilibrio
la corda della coscienza si disfa
il mare non è più mare
e il cielo non è più cielo.
La terra è divenuta piatta
non gira più nell’orbita sua
Beata la bestia selvaggia
che non ha recinti d’oro
né sbarre
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| Vivo nella tempesta
con la mia scialuppa
attraverso questi mari
Approderò nell’isola della pace
con la carne a brandelli.
I chiodi del Cristo
conficcati nelle ossa
tradita per spiccioli di verità
non c’è pietà in questo vaso d’argilla.
Oh,
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| Oggi quindici febbraio
l’Italia segnerà la storia.
È il giorno nero,
il giorno della vergogna
e la memoria ricorderà ancora
quei piatti resi vuoti
sulle tavole degli italiani.
Toglieranno pane e dignità
e il nostro tricolore
è tagliato a
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| Poeti, scrittori, liberi pensatori,
dove siete?
Dov’è il vostro intelletto?
Hanno inchiodato il pensiero
disciolto l’anima in liquido ferroso.
Girovagate tra questo falsato mondo
senza più espressione.
Un copia e incolla ed il gioca è
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| Ho un sacco pieno di pensieri
un pozzo colmo di emozioni
un fiume di lacrime che trattengo
come nuvole pronte ad esplodere
Cos’è questo cielo nero?
Cosa è divenuta questa terra?
Un teatrino con burattini e burattinai
un gioco a scacchi
e noi
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| Io nacqui nel pensiero vivo della notte
che defluiva come acqua di sorgente.
Là fioriva il seme del mio canto
e come ninfea si apriva alla vita
questo fiore incarnato d’amore.
Attraversai deserti e navigai per mari
per sfiorare l’onda del mio
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| È l’alba di un nuovo giorno
ancora fiori secchi da raccogliere
ma germogli vivi ci aspettano
ancorati alla speranza
di giorni belli, algidi di primavere.
Ancor non è giunto il tempo
di raccogliere primule
ma tornerà quell’ora
che mi designò
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| Ho un angoscia nel petto,
infinita,
come questo tempo che non passa.
Si rompono vetri
a questo urlo sgozzato.
Voglio veder chiaro,
ma la luce attarda a riflettere
in questo solstizio d’inverno.
Lugubre giorno, si allunga
come una sagoma
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| Eppur ti amai
come fossi madre.
Ti ergevi come una sposa
e tracciavi i sentieri miei
come fossero sentieri di neve,
ma celavi l’inganno.
Oh donna, che vestivi di luce
dimmi, tu chi sei?
E strappavi i virgulti dal nostro seno
per farli tuoi.
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| Sono scene ripetute
che girano intorno alla giostra,
un replay d’immagini
che si susseguono
scandiscono il tempo
a tutte le ore.
E il giostraio tira la corda
batte i tempi
non resta
che eseguir la sua danza
sulla piattaforma dei giorni.
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| Resto in attesa
di un nuovo giorno,
che purifichi la terra
da un male che si espande
come cancrena,
amputeranno le mani e i piedi
ed il mare sarà svuotato.
Sputeranno fuori i loro veleni
il loro vomito sarà raccolto
e chi semina
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| Non sapranno mai
guardare oltre i miei occhi
né leggere tra le pieghe
delle sofferenze,
perché giammai scrutano
tra le finestre aperte dell’amore
Affiggono pioli
in un’anima in bilico
attraverso i cunei opulenti
di maldicenti pensieri.
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| Dove quel miraggio
diveniva oasi
in questo aspro deserto
come un chicco di grano
fioriva
per allietare
il dolore della morte
e riempire il rintronante
suono del vuoto.
Nasceva
come rosa del deserto
e sgorgava
acqua viva
tra i rovi
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| Rivendico ogni diritto
del mio esser donna.
Esser donna, oggi,
mi rende libera di ogni parola
libera di agire con coscienza.
Rivesto l’abito della fedeltà
e della dignità,
perché oggi, io sono,
si, oggi son donna!
La mia voce sarà
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| Confesso,
le mie segrete.
In rotoli di pergamena
che non ho ancora srotolato
segnate da parole in filigrana
e ricucite con fili d’oro
delle mie emozioni.
Canti nuovi e canti antichi
che si rivestono di tanta beltà.
Un effluvio che sgorga
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